lastronato in palissandro ed ebano, applicazioni in bronzo dorato e intarsi in osso. Fronte scandito in due corpi con al centro sportello di forma architettonica entro colonnine scanalate a sostenere finto balcone e poste a inquadrare intarsio inciso in osso entro nicchia con timpano spezzato; parti laterali simmetriche, su base ebanizzate, piano rettangolare con bordo a becco di civetta, fronte e lati sformellati su sostegni a balaustra riuniti da traverse sagomate.
Questo tipo di monetiere rientra nella produzione artistica di arredi istoriati di area partenopea. L’affinità riscontrata con uno stipo napoletano che vede raffigurate alcune scene del Diluvio Universale, datato da Roberto Valeriani nel XVII secolo, ci spinge a considerare quest’opera nel Regno delle due Sicilie, all’epoca del vicereame degli Asburgo di Spagna. In quell’epoca venivano commissionati agli artigiani del Regno oggetti ed arredi dai principi e re di tutta Europa. Queste produzioni artigianali erano il frutto di un lavoro congiunto fra l’ebanista e l’incisore, artisti spesso giunti a Napoli anche da paesi nordici o delle Fiandre e che accanto alle maestranze locali erano attivi dalla seconda metà del Cinquecento ai due secoli successivi.