Numerato sul retro 2956
Titolo, dimensioni e data di esecuzione sul retro
Timbro sul retro: Vasarely Center / 1015 Madison Avenue / New York, N. Y. 10012 / 212 744-2332
Provenienza: Vasarely Center, New York, come da timbro sul retro;
Collezione privata
L'opera sarà inclusa nel prossimo catalogo ragionato dei dipinti di Victor Vasarely, a cura di Pierre Vasarely, curatore della Fondation Pierre Vasarely
Si ringrazia Pierre Vasarely, curatore della Fondation Pierre Vasarely, Aix-en-Provence,per aver confermato per e-mail l'autenticità dell'opera
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Victor Vasarely (Pécs, 1906 - Parigi, 1997), ungherese di nascita ma francese di adozione, è considerato unanimemente il padre dell’Op (Optical) Art, forma di arte astratta che genera illusioni ottiche per favorire la percezione del movimento ed una generale instabilità percettiva nello spettatore.
L'importante opera del 1977 qui presentata è un esempio perfetto delle rappresentazioni su tela del celebre “Manifesto Giallo”, redatto dall’artista in occasione della sua mostra del 1955 alla Galerie Denise René di Parigi “Le Mouvement”, nel quale sono contenute le sue teorie riguardanti il movimento, la figurazione, la riproduzione in serie di forme geometriche e l’utilizzo dei colori complementari. La serie “Atome” incarna perfettamente l’innovativo linguaggio stilistico e la ricerca più avanguardista di Vasarely che, dalla fine degli anni ‘60 a tutti gli anni ‘70, ha influenzato profondamente la cultura pop, l’architettura, l’informatica ed il design fino ai giorni nostri. Proprio negli anni ‘70, il periodo di maggior successo e diffusione per l’arte Optical, ed ovviamente anche per il suo fondatore e maggior esponente, viene realizzata l’opera qui proposta.
Vasarely scrive riguardo la sua arte: «Le mie unità plastiche: i cerchi multicolori, i quadrati, sono la controparte delle stelle, degli atomi, delle cellule e delle molecole, ma anche dei granelli di sabbia, dei ciottoli, dei fiori e delle foglie…» con un chiaro collegamento alla poetica della serie “Atome” ed all’opera qui pubblicata, ove superficie piana della tela diventa una serie infinita di possibilità cinetiche, lo spettatore ne subisce tutto il fascino e la forza, il dipinto supera i confini della tela entrando nell’ambiente circostante, ingannando l’occhio di chi l’osserva e suggerendogli un idea di movimento e dinamismo. (Tratto da Victor Vasarely ha ispirato Steve Jobs?”, di Laura Canali, Rivista Limes, 4 marzo 2021).