Provenienza:
Opera acquisita direttamente dall'artista dall'attuale proprietario
Opera registrata presso l'Archivio Accardi Sanfilippo, Roma, con numero 59 come da iscrizione sul retro e fotografia dell'opera, con firma autografa dell'artista, rilasciata dall'artista in data 18 novembre 2012
Si ringrazia l'Archivio Accardi Sanfilippo, Roma, per aiuto compilazione questa scheda
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Sono gli anni Cinquanta quando Carla Accardi (Trapani, 1924 - Roma, 2014) inizia a dipingere a pavimento usando la tempera alla caseina, materiale opaco e coprente con cui compone intrecci di segni bianchi (più di rado rossi o grigi) che si avviluppano su sfondi neri, per poi lasciare spazio dagli anni ‘70 a cromie incandescenti e a segni semplificati e isolati, disposti entro griglie e scomparti geometrici.
Accardi insieme a Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato è nel 1947 tra le fondatrici del Gruppo Forma 1, contribuendo all’affermazione dell’astrattismo in Italia. Gli anni Cinquanta sono determinanti per lo sviluppo della carriera dell’artista infatti, dopo un periodo di crisi, inizia a tracciare dei segni, per terra, bianco su nero: «da quel momento ho cominciato a fare dei disegni uno sull’altro che hanno prodotto segni fortemente differenziati… dal loro studio è nata una popolazione, una selva, una natura reinventata, quasi delle costruzioni giganti che sognavo la notte. Ogni giorno rivedevo i lavori. Ma il segno non è solo uno sfogo dell’inconscio. È espressione artistica e linguaggio. Un segno esiste in rapporto ad altri dal momento che forma con essi una struttura». (Tratto dalla biografia dell’artista a cura de La Galleria Nazionale, Roma).
I contrasti accesissimi tra colori complementari creano in questi dipinti una dissonanza luminosa, una «brillanza» la chiamò Gillo Dorfles, al cui effetto contribuisce anche la scelta di nuovi pigmenti fluorescenti. È il caso della tempera alla caseina su carta qui presentate di metà anni Cinquanta.