La composizione è una delle più popolari di Antiveduto Gramatica, di cui sono note numerose repliche anche con varianti: il prototipo è stato a lungo considerato quello nel Museo Nazionale di Palermo che, insieme ad altre versioni, derivava da un originale autografo che si titeneva fosse andato perduto fino al dicembre 2008, quando fu presentato in un asta Sotheby’s di Londra battuto per la cifra record di 170.000 Sterline.
Il biografo Giovanni Baglione ha scritto che Antiveduto dipinse una prima versione del quadro per la chiesa romana di Sant’ Agostino dicendo che “Et è di sua inventione l'Angelo Custode, che vestito a bianco tiene, e guida un' anima per le mani, sì come se ne vede uno nella Sagrestia di S. Agostino di sua mano”.
Come Baglione lascia intendere la versione della chiesa romana non era l’unica, il soggetto conobbe un’ampia popolarità
e ne esistono più versioni suddivisibili in due gruppi, un primo (a cui appartiene il presente dipinto) in cui il bambino tiene l’angelo per la mano, ed un secondo gruppo dove il bambino si tiene ad un filo legato ad un ancora mantenuta dell’angelo, la sua testa è sormontata da una fiamma e porta una coppa ed un’ostia nella mano sinistra. Il dipinto raffigura una bellissima metafora di un’ anima innocente che viene condotta alla fede.
Nella collezione di provenienza il dipinto qui è offerto, è accompaganato da una comunicazione scritta ai proprietari datata 1975 del Prof. Ferdinando Bologna che lo riteneva opera autografa di Antiveduto, mettendolo in relazione con le tele che il pittore eseguì nella Certosa dei Camaldoli presso Napoli intorno al 1620.