Titolo sul retro
Provenienza: Galleria Il Centro (come da etichetta e timbro sul retro)
Esposizioni: Mostra Mercato Nazionale d'Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze, 23 marzo - 28 aprile 1963 (come da etichetta sul retro)
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Figura chiave della contaminazione tra l’arte
contemporanea orientale e occidentale,
Toshimitsu Imai nasce a Kyoto nel 1928 e si
trasferisce a Parigi nel 1952, dove espone nel
1953 e nel 1954 al Salon de l’Art Sacré.
Sotto l’influenza del critico Michel Tapié e
dopo l’incontro con altri artisti, tra i quali Sam
Francis, Imai passa alla rappresentazione
informale e crea un importantissimo ponte con
l’arte di avanguardia giapponese, in primis
il gruppo Gutai, e la cultura contemporanea
europea, spingendo anche diverse rilevanti
figure dell’avanguardia europea, tra i quali
George Mathieu, a intraprendere il primo
viaggio in Giappone.
Quando direziona la sua arte verso l’informale,
Imai compie un passo deciso dall’indagine
sulla profondità della natura umana verso
le sue fonti, risalendo agli elementi primitivi
dell’arte giapponese e ricercando la perfetta
unità di segni e materia. Già dal 1956 l’opera
di Imai è trattata dal leggendario gallerista
newyorkese Leo Castelli e dal 1957 dalla
Galerie Stadler di Parigi. Il grande successo
arriva con la Biennale di Sao Paulo e la
Biennale di Venezia del 1960, mentre nel
1962 Toshimitsu Imai riceve un premio in
occasione della 5 ° Mostra di arte giapponese
contemporanea di Tokyo, ragione per cui il
Museo d’Arte moderna di Tokyo acquista molti
dei suoi dipinti.
Dal 1970 Imai si divide tra la Francia e il
Giappone, espone per due anni al Centre
Georges Pompidou di Parigi e inizia a integrare
sempre più elementi di tradizione orientale
nelle sue opere. Nella sua significativa
evoluzione, l’artista giapponese rimane
sempre legato alla sua terra d’origine, tanto
da essere co-fondatore dell’Associazione degli
artisti contemporanei giapponesi (JCAA) nel
1984.
Nell’arco della sua vita, Toshimitsu Imai riceve
numerosi riconoscimenti, in Francia e in
Europa: nel 1991 è nominato cittadino onorario
di Madrid e, nel 1992, di Lione; nel 1996 è
nominato Chevalier de la Légion d’honneur,
mentre nel 1997 riceve l’investitura di Officier
de l’Ordre des Arts et des Lettres.
Muore nel 2002 lasciando una vasta
produzione che segna l’avvicinamento e
la conseguente contaminazione tra l’arte
contemporanea occidentale e orientale.
La tattilità riveste un ruolo fondamentale nelle
sue opere, l’uso massiccio dei colori è una
rappresentazione scultorea di energia. La
materia nell’opera qui presentata crea una
sorprendente esplosione organica che sembra
scorrere sulla tela per cercare di uscire dalla
bidimensionalità del quadro. Allo stesso tempo
questa ”Avalanche” (valanga in italiano)
di pigmenti crea entro questo scorrimento
dinamico una grande profondità nella quale si
immerge lo sguardo dello spettatore.